Il nuovo tempio israelitico di Firenze fu completato nel 1882 su progetto degli architetti Treves, Falcini e Micheli. Lontano dal vecchio ghetto, trovò sede nel quartiere della Mattonaia, un’area prossima alle mura cittadine, sino ad allora occupata da orti e giardini.
L’edificio, bellissimo esempio di architettura sinagogale dell’Emancipazione, risalta nelle sue forme monumentali ad affermare l’inserimento della comunità nella società civile e la raggiunta parità di diritti.
La ricerca formale volta ad esprimere l’identità del luogo portò ad un’architettura eclettica che unisce elementi moreschi, romanici e bizantini e la rende distinguibile dai vicini edifici di culto.
L’ampio giardino antistante accoglieva in origine specie esotiche. L’esterno dell’edificio è rivestito in pietra bianca e rosa. Un portico con tre arcate a ferro di cavallo dà accesso all’atrio che si estende lungo tutta la larghezza della facciata. Nella torretta di sinistra è stato istallato un ascensore che serve il matroneo e le sale del museo.
L’interno, riccamente affrescato ad arabeschi e motivi geometrici in tonalità calde, ha pianta rettangolare, copertura voltata a botte e un’ampia abside. Le colonne in granito che la suddividono in tre navate, sostengono il matroneo che corre lungo tre lati. L’originaria disposizione longitudinale degli arredi, a imitazione delle chiese, collocava il podio dell’officiante entro il recinto dell’aron; oggi la tevah è stata trasferita in posizione centrale e le panche del pubblico sono state rivolte verso di essa.