Camminando per la via, Choni vide un uomo che piantava un carrubo. Gli chiese: quanto tempo deve passare perché faccia frutti? L'uomo rispose: settanta anni. Allora Choni gli rispose: sei certo di vivere settant'anni? rispose l'altro: io ho trovato carrubi nel mondo, perché i miei padri li hanno piantati per me, così io pianto questo per i miei figli. (Talmud Bavlì, Taanith, 23a)
Questo racconto tratto dalla tradizione rabbinica sembrerebbe la splendida parabola di chi lavora per la diffusione della cultura ebraica. Non sono settanta, ma solo sedici, gli anni trascorsi dalla prima edizione della Giornata, quando è iniziato il lavoro che, come insegna la storia appena letta, forse non spetta a noi portare a termine, ma che dobbiamo comunque contribuire a svolgere.
In sedici anni - sembra proprio il caso di ricordarlo, visto il tema di quest’anno - di acqua ne è passata sotto i ponti! E cosa è l’acqua nell’ebraismo, se non la Torah, fonte primaria alla quale dissetarsi spiritualmente? Un’acqua che è anche metafora di cultura e in cui ogni anno, ai primi di settembre, chi ha voglia può immergersi e dissetarsi. Oppure osservare da un ponte.
Eraclito diceva che non ci si bagna mai due volte nella stessa acqua: il fiume scorre e l’acqua non è mai la stessa. Un po’ come l’offerta della Giornata: il 6 settembre 2015 sarà un’altra occasione per scoprire cose nuove, o anche cose note ma viste da una diversa prospettiva.
“Ponti e attraversaMENTI” è il tema che quest’anno accompagnerà tanti curiosi attraverso ponti più o meno virtuali, talvolta su rigagnoli, talvolta su fiumi, qualche volta addirittura su tratti di mare, simbolici naturalmente.
Del resto si fa risalire la radice della parola ebreo, “Ivrì”, al termine ebraico “Laavòr”, oltrepassare, e fu Abramo il primo ebreo che ebbe il coraggio di oltrepassare in senso simbolico, ma anche fisico, le distanze che portavano dal politeismo alla religione monoteista. Insomma, per costruire un ponte ci vuole coraggio, e ancora di più talvolta ce ne vuole per attraversarlo.
La Giornata è un appuntamento ormai consolidato, alla scoperta del patrimonio culturale e artistico ebraico. Dedicata a conoscere la storia e – perché no? – le storie di persone, di famiglie, di intere comunità ebraiche.
Del resto gli ebrei, dopo oltre venti secoli di presenza ininterrotta nel nostro Paese, sono inseriti profondamente nel tessuto sociale e civile dei luoghi in cui hanno vissuto e vivono.
Uno spunto per conoscere un po’ più a fondo le ricette, gli usi, le tradizioni, gli arredi sacri che sono riusciti a perdurare, nonostante l’usura dei secoli e, talvolta, l’accanimento della storia. Ecco quello che offre il 6 settembre, oltre alla possibilità di conoscere e approfondire il tema di quest’anno, le relazioni e le connessioni dell’ebraismo con altre culture e, al suo interno, tra diverse correnti di pensiero.
Partecipare alla Giornata vuol dire avvicinarsi all’ebraismo vivo e vitale, e non solo quello a cui ci si riferisce in occasione del Giorno della Memoria o di eventi collegati a Israele. Un mondo che è parte integrante del mosaico culturale del nostro Paese e della storia d’Europa.
Fatevi prendere per mano e attraversate il ponte con noi!
Sira Fatucci - Coordinatrice Giornata Europea della Cultura Ebraica per UCEI