Page 12 - Il Processo
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INTERVENTO DEL “CONSIGLIERE A LATERE”
IMPERSONATO DA ROSARIO SPINA
Quello che celebriamo questa sera è un processo particolare, su una condotta in un perio- do storico che potremmo de nire buio, in tal senso si pongono le ri essioni che ha svolto il Presidente del Collegio, ma è un processo, con un imputato, con capi di imputazione. Un processo che è però ction teatrale e che prevede un imputato, come se ancora oggi fosse vivo, e proprio per l’assoluta originalità della situazione il collegio si trova a dover de- cidere, portandosi indietro negli anni, con un rito che è quello attuale su violazioni di norme vigenti ottant’anni orsono.
Un’osmosi quindi tra un diritto sostanziale di ieri ed un diritto processuale di oggi, in una commistione che è permessa, laddove nel teatro tutto è permesso.
Ma la ri essione a cui siamo chiamati è reale e ci impegna come uomini e come giudici di oggi.
Un Processo con il rito attuale quindi. Ed allora seguirà l’escussione dei testimoni, l’esame dell’imputato, la requisitoria del pubblico ministero, l’arringa della difesa di parte civile e l’arringa della difesa dell’imputato che è nella specie il Re, che difende se stesso. E la sen- tenza nale, una sentenza con motivazione contestuale, che dia quindi contezza immediata delle ragioni che la sorreggono.
La norma principale che si assume violata è l’art. 24 dello statuto Albertino, che sancisce l’uguaglianza di tutti i regnicoli davanti alla legge e il loro godimento dei diritti civili e po- litici. E non si può non pensare oggi al nostro art. 3 della Costituzione, che nel riferire una medesima uguaglianza senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinio- ni politiche, di condizioni personali e sociali, è una norma che per tali caratteristiche assume una portata di universalità.
Un processo che ha due parti lese, rappresentate da un unico patrocinatore: gli ebrei ita- liani da un lato, e lo Stato italiano dall’altro, lo Stato italiano perché privato di quella parte di intelligenza, capacità, valore che una piccola porzione di esso, la comunità ebraica espri- meva. Un tutto che è privato di una parte, e che come tale è danneggiato.
Mi viene di pensare ad alcuni versi di John Donne, che Hemingway ha posto come epigrafe ad uno dei suoi romanzi più famosi:
Quando l’onda del mare porta via una zolla di terra
l’Europa ne è diminuita
Come se venisse a mancare una magione amica o la tua stessa casa.
Ogni morte di uomo mi diminuisce
Perché io partecipo dell’umanità
Così non chiedere mai per chi suona la campana Essa suona per te.